Provincia-Acea: è scontro aperto!


Da La Provincia Quotidiano dell’11 gennaio 2011

Come spesso è già capitato, l’Assemblea dei sindaci dell’Ato 5 non decide nulla.
La riunione era convocata per le 15 di ieri pomeriggio presso la sede dell’Amministrazione provinciale.
Il presidente dell’Ato e della provincia Antonello Iannarilli, dopo aver letto una lunga e complessa relazione, ha chiesto ai sindaci di votare l’avvio della procedura di rescissione del contratto di gestione del servizio idrico con l’Acea Ato 5. Alcuni primi cittadini hanno chiesto, però, il rinvio di pochi giorni per potersi studiare la complessa documentazione consegnata solo in quell’istante. L’assemblea ha respinto il rinvio ma, messa al voto la rescissione della convenzione, è mancato il numero legale. 
L’ordine del giorno della riunione di ieri prevedeva, appunto, la relazione del presidente dell’Ato e della provincia Antonello Iananrilli e quindi il voto dei sindaci sulla linea da tenere nei rapporti con Acea Ato 5, la società che gestisce il servizio idrico in Ciociaria dopo aver vinto nel 2001 la gara internazionale per l’appalto.
Al voto, però, i sindaci non sono mai arrivati. La seduta è stata rinviata al prossimo 24 gennaio.
Nella sua relazione, il presidente Iannarilli ha di fatto ricostruito la vicenda relativa alla transazione con cui, nel 2007, l’Ato 5, all’epoca presieduto dal predecessore Francesco Scalia, e l’Acea hanno chiuso un accordo transattivo con il quale i sindaci riconoscevano maggiori costi all’Acea a cui pure applicavano una sanzione per i mancati investimenti e rideterminavano costi ed investimenti medesimi per gli anni passati ed a venire, concordando quindi un aumento della tariffa idrica per il periodo dal 2006 al 2009. Quegli aumenti sono stati censurati dall’allora Coviri ed annullati nel 2009 dagli stessi sindaci dopo l’approdo in provincia della nuova amministrazione di centrodestra. Il voluminoso documento letto e consegnato ai sindaci da Iannarilli sostiene però che ci siano molte irregolarità in quella procedura (che è anche oggetto di un’inchiesta penale), argomentando e contestando tutta una serie di inadempimenti da parte del gestore. In particolare, però, Iannarilli ha puntato il dito contro le modalità con cui furono, con quell’accordo, rivisti il piano degli investimenti che Acea avrebbe dovuto effettuare anno per anno fino al 2032 ed i costi operativi che nello stesso periodo la società avrebbe dovuto sostenere: due delle componenti sulla scorta delle quali si determina poi la tariffa idrica.
Per restare solo ai totali, Iannarilli evidenza che con quell’accordo si modificavano radicalmente i valori dell’offerta economica con cui Acea aveva partecipato e vinto la gara d’appalto. Rispetto agli investimenti che la società aveva proposto, infatti, con la transazione l’Acea risparmiava (nei 30 anni di gestione) quasi 50 milioni di euro. I costi operativi che le venivano riconosciuti con l’atto trasattivo aumentavano, invece, per il periodo 2003/2005, di oltre 10 milioni e per il periodo 2006/2032 di ben 633 milioni di euro. In totale, insomma e secondo Iannarilli, con l’accordo raggiunto nel 2007 l’Acea avrebbe avuto riconosciuti in più – rispetto alle somme con cui aveva vinto la gara – quasi 700 milioni di euro. Una modifica che per Iannarilli falsa completamente l’appalto stravolgendone i contenuti. Un fatto che il presidente ha detto di ritenere gravissimo ed ha comunicato che, già questa mattina, tutta la documentazione alla base della sua realzione sarebbe stata trasmessa alle autorità competenti: dalla vigilanza sulle gare ed i contratti; alla vigilanza sui servizi idrici; alla Corte dei Conti ed alla Procura della repubblica.
A conclusione della sua relazione – una vera e propria arringa contro l’Acea e la precedente gestione dell’Ato 5 – Iannarilli ha chiesto ai sindaci di approvare la relazione; di riconoscere per il 2010, come tariffa definitiva la stessa provvisoria già fissata ad aprile (0,95 euro/mc); di dargli mandato per escutere le polizze fideiussorie date in garanzia da Acea al fine di coprire con quelle risorse le somme che l’Acea non ha più versato ai comuni per i canoni; di dargli quindi mandato per avviare la procedura di rescissione della convenzione con l’Acea, oltre che per avviare l’azione giudiziaria per far definitivamente annullare la transazione del 2007.
I sindaci di area centrosinistra, tramite il capogruppo Pd in provincia e sindaco di Monte San Giovanni Campano Antonio Cinelli, hanno consegnato un loro documento su cui poi si sono sollevate forti polemiche. Nel testo letto da Cinelli (vedi articolo in pagina) quei primi cittadini hanno “messo in mora” lo stesso presidente Iannarilli contestando i ritardi accumulati e la mancata fissazione delle tariffe idriche come al stessa Acea ha contestato con apposite diffide – lamentando ingenti danni – recapitate ad ogni singolo comune.
Dopo una pausa concessa per tentare un accordo tra le differenti posizioni, l’assemblea è passata a votare il rinvio chiesto da diversi sindaci per avere il tempo di studiarsi meglio le carte avute solo ieri sera. La maggioranza ha però deciso di procedere invece con la votazione della relazione presentata dal presidente Iannarilli per avviare la procedura di rescissione del contratto. L’uscita dall’aula dei sindaci di centrosinistra, che volevano invece un aggiornamento della seduta, ha fatto mancare il numero legale per poter procedere. Iannarilli ha annunciato che riconvocherà l’assise per il prossimo lunedì 24 gennaio alle ore 15.

Il centrosinistra mette sotto accusa Antonello Iannarilli:
«Non ha adottaro gli atti previsti dalla legge e non ha fissato le tariffe idriche»

«Un’azione di responsabilità giuridico-economica e politica nei confronti del presidente Iannarilli nella qualità di presidente dell’Ato 5». E’ questo quello che prevede il documento sottoscritto dai sindaci del centrosinistra e consegnato ieri in assemblea. A Iannarilli si contestano diversi punti: «Ha omesso di riferire – si legge nel documento – alla conferenza dei sindaci l’esistenza della nota della Conviri dell’8 luglio 2010 in cui veniva censurata la determinazione per il 2010 di una tariffa provvisoria prevista dal piano ambito per il 2005». Inoltre, Iannarilli non avrebbe riferito – secondo quel documento – neppure la successiva deliberazione, sempre della Conviri, che ulteriormente censurava la procedura seguita dall’Ato.

A Iannarilli, il centrosinistra contesta anche di non aver dato seguito alla deliberazione dalla conferenza dei sindaci con cui, già un anno fa, si dava mandato di valutare la sussistenza delle condizioni per avviare un’azione di risoluzione del contratto con Acea, così come Iannarilli non avrebbe dato seguito alla deliberazione dello scorso aprile con cui i sindaci chiedevano l’apertura di un tavolo con la Regione al fine di concertare un piano di intervento delle opere infrastrutturali per il triennio 2008/2010 previste e finanziate dalla stessa regione ed ora a rischio di perdita dei relativi finanziamenti; l’autorità d’ambito, ancora, non avrebbe provveduto a predisporre, come legge richiede e come pure l’Acea ha contestato lamentando gravi danni, il piano di investimenti e il piano economico per gli anni 2009/2011 e 2011/2013. Altre omissioni – secondo il documento dei sindaci di centrosinistra – riguarderebbero la mancata fissazione delle tariffe idriche per il periodo 2006/2009 (tariffe annullate ma non rideterminate) e per il 2010.
La nota – un vero e proprio atto di accusa alla gestione Iannarilli dell’Ato 5 si conclude con questa censura: «Il comportamento inerte tenuto fino ad oggi dal presidente Iannarilli ha esposto i comuni ad un’azione di responsabilità nei confronti di Acea per aver omesso di porre in essere tutti gli atti previsti dalla legge e dal capitolato di gara, azione che i comuni respingono, unitamente alla diffida del 15 dicembre 2010 posta in essere da Acea Ato 5 Spa, chiamando in causa quale responsabile dei danni eventualmente subiti dal gestore, il presidente dell’autorità d’ambito.
Il documento è stato firmato dai sindaci di Frosinone, Sora, Serrone, Trivigliano, Colle San Magno, Colfelice, Pofi, Piedimonte, Esperia, Arce, Ferentino, Ausonia, San Donato, Veroli, Boville, Morolo, Sgurgola, Castelliri, Fumone e Isola del Liri. Altri primi cittadini (tra cui Posta Fibreno, Gallinaro, Fontechiari, ecc.) dopo aver, in un primo momento firmato il documento, in seguito alla bagarre esplosa in aula hanno dichiarato di ritirare la loro firma.

La politica sceglie il braccio di ferro con il gestore

Si va allo scontro. E la politica avrà il suo peso. Si è capito benissimo ieri sera a termine dell’assemblea dei sindaci dell’Ato 5. Iannarilli ha rotto gli indugi ed ha chiesto di avviare la procedura per la risoluzione in danno del contratto con Acea Ato 5. Ha detto che la Transazione del 2007 è un danno per i cittadini ed ha detto che manderà tutte le carte alle autorità competenti, procura compresa.
I sindaci hanno detto e ripetuto, come sempre dicono e ripetono, che l’acqua non ha colore politico e che bisogna fare le scelte migliori a vantaggio dei cittadini. Poi quando si è tratto di farle quelle scelte (cioè di votare) si sono puntualmente accodati, da una parte e dall’altra, ai loro referenti politici e divisi tra due barricate: quelli di centrodestra e quelli di centrosinistra, con qualche vaga sfumatura di differenza ma il risultato è stato quello di non decidere nulla, ancora una volta.
Il centrosinistra ha mostrato cedimenti al suo interno, ma anche il centrodestra non è stato da meno.
Nel centrosinistra alcuni sindaci, che prima avevano firmato il documento di censura a Iannarilli, poi hanno ritirato la loro firma quando il presidente li ha accusati che erano loro quelli che ora non volevano più la rescissione del contratto: in molti comuni si vota e i primi cittadini sono più preoccupati di non urtare l’elettorato che fare scelte secondo ponderazione.
Nel centrodestra s’è osservata una prova di forza – fatta e vinta – da parte di alcuni sindaci che hanno voluto si votasse subito la relazione del presidente (ovvero l’avvio della rescissione del contratto con Acea) anche se fin dal primo momento e senza che nessuno glielo chiedesse, lo stesso Iannarilli aveva anticipato la sua disponibilità ad un rinvio della seduta che non superasse, però, i 9 o 10 giorni.
Lo stesso Iannarilli è apparso, in qualche modo, ostaggio delle posizioni di quanti sono più ostili al gestore idrico e pronti ad imbarcarsi in una contesa giudiziaria da miliardi di euro. E’ finita che chi ha voluto la prova di forza, poi non ha avuto la forza di garantire la validità della seduta. E ha visto chi voleva un rinvio per forse poi votare anche la rescissione del contratto, abbandonare l’aula, trascurando così anche di fare l’interesse dei cittadini.

 

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